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Veronica Vadalà - Liceo M. Minghetti

Recensione libro: "Seta" di Alessandro Baricco


Ho sempre amato i libri e sono spesso andata alla ricerca di quello giusto: un libro che toccasse le corde più profonde della mia anima, che mi lasciasse con il fiato sospeso fino all'ultimo, che mi regalasse piacere e che mi rendesse completamente persa di lui, come se fosse il partner ideale e in tal senso ho avuto l'incessante convinzione che la mia vita da lettrice necessitasse senza alcun dubbio di una lista di libri da leggere prima di morire.

Uno di questi è proprio "Seta" di Alessandro Baricco.

È la storia di Hervé Joncour, commerciante di bachi da seta catapultato nella realtà ottocentesca. Un'epidemia divampa mandando in rovina gran parte degli allevamenti di bachi da Seta e il protagonista è costretto a spostarsi in Giappone, dove l'epidemia non aveva ancora colpito. Ardua impresa la sua in quanto il Giappone non era ben disposto a cedere i propri bachi da seta né ad aprire le frontiere agli stranieri, ma la missione fu un successo. Ed è proprio grazie alla riuscita di questa impresa che Joncour, nonostante fosse già sposato con una donna di nome Hélène, viene ammaliato dalla bellezza di una ragazza dal taglio degli occhi sorprendentemente tutt'altro che orientale.

Durante un secondo viaggio in Giappone Joncour tenta di scoprire il mistero che si cela dietro alla ragazza occidentale ed è da qui, a parer mio, che l'emozionante e intensa vicenda prende forma.

"Seta" di Alessandro Baricco ha lasciato dentro di me una grande magia.

Grazie a questo breve racconto, sicuramente controverso e molto discusso, Alessandro è riuscito perfettamente a fare breccia nel mio cuore e a consumarlo fino all'ultima pagina, momento in cui ho esalato un profondo sospiro. Quiete. Questa mi sembra la parola adatta per descrivere questo scritto, poco narrativo ma sicuramente intraprendente. Qui alcune delle frasi che più mi hanno colpito:


~ "Così vide, alla fine, all'improvviso, il cielo sopra il palazzo macchiarsi del volo di centinaia di uccelli, come esplosi via dalla terra, uccelli d'ogni tipo, stupefatti, fuggire ovunque, impazziti, cantando e gridando, pirotecnica esplosione di ali, e nube di colori sparata nella luce, e di suoni, impauriti, musica in fuga, nel cielo volare. Hervé Jocour sorrise."


~ "Era un filo d'oro che correva diritto nella trama di un tappeto tessuto da un folle."


~ "È uno strano dolore. Piano. - Morire di nostalgia per qualcosa che non vivrai mai."



Di Veronica Vadalà, Liceo M. Minghetti


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